Prefazione al libro «Cefalù `Ntinna a mari»
Il filosofo Karl Popper scriveva che alcuni tipi assai importanti di tradizione sono propri di un luogo, e non possono essere facilmente trapiantati. Si tratta di beni preziosi, ed è assai difficile ristabilirli una volta che siano andati perduti. La ‘Ntinna a mari di Cefalù rientra perfettamente in questa descrizione. Essa è impiantata da decenni e decenni nella cultura popolare della città, dal 2015 inserita, insieme alla Festa del SS. Salvatore, nel Registro Eredità Immateriali di Interesse Locale. Farla conoscere, raccontarla, conservarne le memorie è azione nobile e prestigiosa. Il palo di legno, unto e scivoloso, sospeso sul vecchio molo della Marina, la bandiera con l’immagine di Gesù Salvatore che sventola in attesa di essere afferrata, le barche a mare stracolme di gente, il pubblico numeroso e trepidante, il folkloristico contorno, sono parte integrante dell’identità cefalutana, espressione autentica di quell’antico spirito di commistione tra fede religiosa e valore sportivo, che a Cefalù ha trovato la sua piena sintesi nella ‘Ntinna. E la ‘Ntinna continua anno dopo anno a protendersi sul mare, ad oscillare sotto il peso dei passi frenetici dei concorrenti, figli anche loro della tradizione stessa, indicando al mondo l’unicità di Cefalù. La ‘Ntinna è patrimonio della comunità, molto più di uno spettacolo, è passione pura, per dirla con le parole di Domenico Portera, vissuta con “cuore assoluto”. Portare avanti le tradizioni è la sfida della modernità ipertecnologica e virtualizzata, sempre più lontana dal passato. Nella modernità la ‘Ntinna può trovare la sua celebrazione mediatica e comunicativa, ma la forza reale della sua suggestione, le emozioni e le vibrazioni, il fremito dell’attesa, il boato del tripudio, si possono vivere, davvero, solo in presenza.
Il sindaco di Cefalù - Prof Daniele Salvatore Tumminello